Ad Urbino, nell’affascinante Terra dei Duchi, città ideale del Rinascimento, al civico 5 di Via Santa Chiara si trova una bottega/laboratorio molto particolare, dove si produce l’antico colore cilestre. In questo nido dove nulla è lasciato al caso e tutto è esposto con grande cura dei dettagli, Alessandra Ubaldi tinge preziosi tessuti per realizzarne foulard, borse, quaderni. Questa magia non poteva che accadere qui, a Urbino, nella città dove la luce di Piero della Francesca è ancora presente e che ha dato i natali a Raffaello Sanzio e Federico Barocci. Se è vero che i luoghi condizionano la nostra crescita, Alessandra ne è pura testimonianza.
Incuriosita da un servizio visto qualche mese fa a Striscia la Notizia, per la rubrica “Paesi e Paesaggi”, ho contattato Alessandra per un’intervista.
Qui potete vedere il servizio a cui mi riferisco.
Volevo capire meglio cosa poteva averla spinta a “prendere in mano” un’arte così antica, quella tintoria, che origini avevano le colorazioni naturali… le domande nella mia testa erano tante e non potevo lasciarle senza risposta. Così, sono andata a trovare Alessandra direttamente in bottega ed ho potuto capire la passione che la muove, il suo amore per la natura, la sua voglia di condividere il suo sapere testimoniato dalla sua accoglienza nel laboratorio di turisti e curiosi ai quali spiega la storia del blu di guado. Così, in pochi minuti, la mia visita si trasforma in una piacevole chiacchierata dimostrativa in cui Alessandra mi fa vedere i processi di tintura. Resto sbalordita nel vedere come la colorazione naturale reagisce al contatto con l’aria, conferendo ai tessuti quel colore così caratteristico, quel bellissimo punto di blu-celeste ricavato da una pianta chiamata “guado”.
Quando e come ti sei avvicinata all’arte tintoria?
Mi sono innamorata della storia del guado nel 1990. Ho approfondito la tecnica tintoria solo molto più tardi. L’arte intesa come pratica e conoscenza delle tecniche artistiche – racconta Alessandra – è stata centrale nella mia formazione. Ho frequentato l’ Istituto Statale d’Arte, scuola meravigliosa chiamata anche “la scuola del libro” di Urbino, diplomandomi poi in pittura all’Accademia di Belle Arti. Non ho mai smesso di sperimentare e approfondire passando anche dalla decorazione e dalle botteghe di restauro.
Quando hai capito che la tua passione per le colorazioni naturali avrebbe potuto trasformarsi in un lavoro?
La passione per l’arte e l’amore per la natura (che mi ha trasmesso mia madre) si sono incontrate in questa speciale avventura. Da tempo cullavo l’idea di farne un lavoro. Nel 2016 questo tema è diventato a tutti gli effetti una attività concreta, nel suo genere unica, non mi risulta esistano ad oggi realtà artigianali “monocromatiche”.
Ho riproposto una realtà medievale. I tintori, infatti, un tempo facevano parte di corporazioni suddivise non solo per la tipologia di fibra trattata (di alto o basso livello) ma proprio per colore: tintori di blu, rosso, giallo…
La manualità già allenata e la passione sono state fondamentali per darmi il coraggio di definire e avviare una professione nuova.
Quando è nato il tuo laboratorio?
Lo spazio in via Santa Chiara 5, già sotterranei di palazzo Ciurelli Malatesta Martorelli ad Urbino è diventato per me molto importante con le chiusure che ha imposto la pandemia. Mi sono ritirata a lavorare in solitudine in laboratorio avviando un e-commerce.
Ho così chiuso il negozio in via Mazzini (aperto nel 2016) che mi limitava molto, l’attività era infatti puramente commerciale. Prima del 2020 il laboratorio era un luogo di lavoro non aperto al pubblico. Dalle riaperture post pandemia è diventato un luogo aperto alle visite ma non solo, servizi di assistenza turistica per agenzie e guide, workshop, di racconto e incontro anche sul magico mondo delle piante tintorie. L’ingresso è libero e gratuito.
Alessandra durante una visita alla sua bottega.
Perché la scelta del colore blu in particolare?
La storia del “cilestre” di guado è molto affascinante, inoltre legata a doppio filo con il territorio che corrisponde all’antico ducato di Urbino. Qui ci sono state importanti coltivazioni, le numerose macine ancora visibili e i molti documenti parlano di economie fiorenti ormai dimenticate.
Le pubblicazioni di Delio Bischi che narrano della storia locale di coltivazioni e commercio divenute note nei primi anni ‘90 mi hanno rapita.
Ma non solo, questo blu/celeste europeo resta nella storia cambiando di significato attraverso le epoche e le culture: catari, pitti, vichinghi, longobardi, abbigliamenti sacri e aristocratici…
Francia, Inghilterra, Germania, Italia custodiscono ancora una memoria legata al periodo che precede l’introduzione dell’indaco nel continente europeo.
La scelta del “cilestre” è legata quindi alla sua particolare vibrazione e al fascino della storia.
Chi sono i tuoi clienti?
Sono in genere appassionati di cose originali, storiche, naturali. Turisti ma anche locali con un grande senso di appartenenza. I miei prodotti vengono spesso regalati. Molti scelgono i miei oggetti perché ne riconoscono il valore artigianale e ne apprezzano la realizzazione e l’origine locale.
Il mio lavoro è in sostanza artigianato storico ma che porta con sé un’anima innovativa e discreta, l’elemento artistico non prevale. Le forme lineari e semplici, la materia prima italiana, cioè, tessuti di qualità sono una solida base e che dà valore al colore naturale. Dentro ogni mio foulard c’è l’emozione di poter vedere oggi un colore antico che da centinaia d’anni era andato perduto.
Curo moltissimo il packaging, che sposa la mia filosofia di prodotto locale: le scatole rigide sono realizzate dallo Scatolificio Artigiano di Pesaro con carta dalle cartiere di Fabriano. Confeziono tutto con cura, con nastri preziosi e ceralacca, a me piacciono i dettagli, molto apprezzati anche dai miei clienti.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Come pensi che si potrà evolvere la tua attività?
Punto a consolidare la produzione di alcuni prodotti, il mio obbiettivo è quello di migliorare sempre. Questo progetto così unico ha avuto periodi di assestamento ma ora credo si è evoluto nella sua più naturale “forma” quella artigianale che ha giustamente dei limiti, non voglio crescere ma solo migliorare, crescere può anche voler dire stravolgere.
Il 29 Ottobre si terrà nel Comune di Colli al Metauro un trekking urbano molto particolare, incentrato sul colore: di cosa parlerai in quell’occasione? Cosa dobbiamo aspettarci?
L’anticipazione che posso darti è che saranno protagoniste alcune piante tintorie che si trovano nei nostri boschi o macchie locali.
L’uomo da seimila anni utilizza le piante tintorie per tingere il tessile. Sarà un momento per scoprire qualcosa di più sulla tintura e apprezzare colori naturali. Porterò dei particolari foulard in organza di seta. Sono cuciti a mano dalle suore di clausura e tinti naturalmente con i colori autunnali ricavati da piante presenti sul percorso del trekking, 4 importanti colori storici e tradizionali.
Sarà con me Anahi Bucchini – PhD Università degli Studi di Urbino, Carlo Bo; grazie al suo professionale e scientifico aiuto sarà bello saperne di più anche di botanica e etnobotanica.